domenica 23 febbraio 2014

Riflessioni su di un aforisma Baudelairiano

"Foutre, c'est aspirer à entrer dans un autre, et l'artiste ne sort jamais de lui-même."
["Fottere, è aspirare di entrare in un altro, e l'artista non esce mai da se stesso."]
Charles Baudelaire, “Journaux intimes”

La frase di Baudelaire non è intenta a descrivere il rapporto sessual-emotivo fra due persone, ma dall'ambito sessuale delinea il modo in cui l'artista approccia alla vita, al mondo e alla realtà. Il sesso richiede, di per sé, molta "fusione" con l'altro: ma per l'artista è sempre un avvicinarsi, non un fondersi, perchè -come dice Baudelaire stesso, peraltro- egli "non esce mai da se stesso", non si tradisce mai, non si lascia contaminare né rubare il suo "sangue" dall'altro, ma soltanto -eventualmente- dall'Arte. 
L'artista è un essere egocentrico ed esigente per antonomasia, desidera sapere tutto ma non dare né dire nulla di sé, avere tutto ma non concedere nulla di suo se non la sua arte (perché essa venga ammirata, celebrata, diffusa); sapere di possedere ma non voler essere posseduto completamente. E comunque, Baudelaire usa non a caso il termine "fottere", come simbolo del puro e semplice, mero atto del sesso: la penetrazione. Come invasione dell'altro, sconvolgimento del relativo io e della persona senza, però, tradire il proprio io di artista, senza compromessi di nessun genere. 
Avere, non condividere. L'artista ha bisogno di emozioni forti che alimentino i contrasti emotivi intrinsechi ed intimamente intrecciati con la sua vita, i picchi di "up" e di "down" che lo fanno sentire mobile e precario, fragile e verace, vulnerabile, ricettivo, passionale e quindi vivo. Il tormento domina la sua esistenza, non l'amore, non la condivisione dei piaceri o delle emozioni. Ovviamente, questo, non gli impedisce di provare sentimenti anche viscerali e fortissimi per qualcuno, di renderlo sua musa ispiratrice e suo dedicatario dell'arte, suo sostegno e suo orgoglio, persona alla quale aprire le porte del suo regno e del suo castello da egli stesso interamente creato ed arredato.
E' crudele, ma è così: amare un artista significa amare anche ciò che egli fa, mentre quest’ultimo potrà anche amarti molto o possederti, e di ciò che fai -nel caso in cui non fosse arte- invece infischiarsene, in quanto ciò non lo tange direttamente, non lo [s]muove... non gli serve.

A.

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