martedì 19 marzo 2019

Divertimenti e atmosfere con il Trio Artemisia da Cerabino Pianoforti

Eccomi di nuovo qui!,

sono di corsa, perciò mi limito soltanto a condividere l'articolo che ho scritto per Le Salon Musical in recensione di un concerto presso il mio amico - nonché accordatore - Robi Cerabino.
Il Trio Artemisia ha regalato un programma non eccessivamente lungo e dedicato a musica non frequentemente eseguita, dedicando buona parte delle intenzioni alle possibilità di insieme e di espressione di questo organico.

Non mi dilungo. Ecco il testo integrale:

"Da ormai alcuni mesi la nuova sede di Cerabino Pianoforti – è possibile leggere qualcosa a riguardo a questo link – propone a cadenza settimanale o bi-settimanale degli appuntamenti musicali che spaziano dalla classica al jazz, dal contesto pianistico a quello cameristico con l’aggiunta di archi, di fiati, o anche per voce e pianoforte. Roberto Cerabino, proprietario e fervente amatore della Musica, ha scelto di concedere il suo spazio ad alcuni artisti affinché si potessero offrire al pubblico dei momenti di buona musica privi di biglietto di ingresso: l’offerta è discrezionale e libera, e per partecipare è sufficiente comunicarlo via mail.

Lo scorso Sabato, 16 Marzo, il palco è stato occupato dal trio d’archi “Artemisia”, che ha sostituito Antonio Costa Barbé, assente per indisposizione.
Il Trio è formato dalle violiniste Aude Bernage Valentini e Barbara Testori, alle quali si aggiunge la voce violoncellistica di Maria Antonietta Puggioni, moglie dello stesso Roberto. Una bella armonia e coesione è trasparsa sin da subito da queste musiciste, che sovente collaborano in diverse situazioni musicali.
Il programma proposto è stato interessante ed inusuale, valorizzando i cambi di atmosfera, le differenti possibilità di scrittura per trio d’archi, e proponendo anche un paio di compositori minori quali Franz Anton Hoffmeister e Paul de Wailly (allievo del grande César Franck).

Si comincia con il primo dei 5 Divertimenti K.229 del caro e amato Mozart, originalmente composto per tre corni di bassetto, ma non di rado eseguito con gli strumenti ad arco. Curioso, oltre il fatto di avere tutti i brani nel medesimo impianto tonale di Do maggiore – a mo’ di certe suites di precedente derivazione – la presenza di due Minuetti a contorno di un breve Adagio, portando il totale dei tempi a 5, e donando al Divertimento la struttura di una Serenata.
Atmosfere liete, scrittura leggera ma non banale, ottimo utilizzo del materiale tematico: un esempio è il ribattuto caratteristico dell’Allegro iniziale che, da motore di apertura in diminuzione, diventa per aumentazione la testa del secondo tema, conferendo una certa omogeneità al movimento. Ottima qui l’esecuzione dello sviluppo, con quegli interventi tremolanti scambiati fra gli strumenti (derivati dalla coda dell’esposizione) come in un gioco spiritoso.

Segue un altro Divertimento, quello del già citato Franz Anton Hoffmeister, oggi considerato, in un certo senso, compositore “minore”, eppure a suo tempo fu caro amico di Mozart (di due anni più giovane) e di Beethoven, che addirittura lo chiamava “suo caro fratello”. Con Beethoven ebbe in comune anche un importante aspetto, quello formativo; entrambi, infatti, furono allievi di Albrechtsberger, celebre docente di composizione.
Il Divertimento Op.22 n.1, originale per archi, si differenzia da quello mozartiano soprattutto per il tipo di scrittura, decisamente più impegnativa e volta a dare il giusto spazio alla voce di ogni strumento. E’ formato da due soli movimenti, Allegro e Allegretto, i quali hanno simili atmosfere espressive dolci e frizzanti, a tratti popolareggianti.
Affine a Mozart certamente per il ricco utilizzo di terze e seste, ma forse più accostabile a Haydn per le ispirazioni melodiche.

Concludono il programma i 6 Pezzi per due violini e violoncello di Paul de Wailly. Come accennato poco sopra, fu allievo di Franck, e con lui condivide le atmosfere, la densità di scrittura e il tono appassionato.
Questi sei brani sono da considerarsi piccole gemme ben caratterizzate – oltre che ben scritte – nelle loro minute dimensioni. Si comincia con una tenera e lieta Romance, per poi passare ai ritmi incalzanti di uno Scherzino, la poesia trasognata di un Idylle che ha curiosamente delle attinenze ritmiche evidenti con il successivo Alla Polacca. Segue uno struggente Regrets, pieno di malinconiche dissonanze ed echi di frammenti tematici fra i tre strumenti, proprio quasi a rendere palpabile l’afflizione del titolo. Eseguito magnificamente, e con l’uso della sordina. Chiude il ciclo un Ronde, brano dall’impronta fortemente popolareggiante, quasi zingaresca, destando il pubblico dall’atmosfera elegiaca con un senso di calore e frizzantezza generali.

Gli applausi richiamano il Trio Artemisia sulla scena, che regala una bella trascrizione per mano della stessa violinista Barbara Testori del celebre Oblivion di Astor Piazzolla, brano non di poco distante dal programma proposto, ma di ottimo effetto e interessante per mettere in luce ulteriori possibilità strumentali e aspetti non certo irrilevanti del Trio.





A prestissimo!
Andrew

lunedì 18 marzo 2019

Prossimi concerti

Ciao a tutti!

Una volta tanto parlo anche di me: scrivo per comunicarvi un paio di date di miei concerti pianistici.

La prima sarà Giovedi 21 Marzo prossimo, alle ore 21, presso la Sala delle Colonne di E' Musica Nuova, a Trezzo sull'Adda, in Via Manzoni 1 (vicino a Villa Gina)
La successiva data è Sabato 23 Marzo, alle ore 17, a Lecco, presso la nuova sede di Cerabino Pianoforti, in Via Pescatori 49.
Entrambi i concerti sono a ingresso libero, ma per quello di Lecco è necessaria prenotazione tramite mail (trovate l'indirizzo sulla locandina che allego in foto, sotto).

A questi concerti ho dedicato un programma un po' particolare, orientato sul periodo Barocco e Classico, infatti ho scelto di chiamarlo "Un viaggio per l'Europa fra Barocco e Classicismo". Ecco i brani: 

Prima parte

Domenico Scarlatti (Italia e Spagna)
Sonata K.197
Sonata K.198

François Couperin (Francia)
“Vingt-sixième Ordre”, dai “Pièces de clavécin”: 
La convalescente
Gavotte
La Sophie
L’Épineuse
Rondeau
La Pantomime
____________________________________

Seconda parte
Franz Joseph Haydn (periodo Berlinese - Germania)
Sonata (Divertimento) in Si minore, Hob.XVI 32
Allegro moderato - Menuet-Trio - Finale: Presto

Wolfgang Amadeus Mozart (Austria)
Sonata K.570 in Si bemolle maggiore
Allegro - Adagio - Allegretto




Vi aspetto!
Andrew

sabato 2 marzo 2019

Merate: tornando a Mozart, con una “Gran Partita” di musicisti d’eccezione

Eccomi qua!
Avevo detto che la catena di concerti mozartiani  non era ancora terminata, e infatti sono a condividere l'articolo che ho scritto a riguardo di un'occasione speciale e prestigiosa: sul palco, elementi dei Wiener e Berline Philharmoniker, e dal Rooyal Concertgebow di Amsterdam hanno eseguito le trascrizioni per ottetto di fiati del Ratto del Serraglio, e la celebre "Gran Partita" di Mozart.
Inutile sarebbe dire di più di quanto - con non poca fatica - ho descritto nell'articolo su Le Salon Musical: eccellenti musicisti, ottime esecuzioni. 
Perciò non mi dilungo oltre e copio di seguito l'intero testo pubblicato:

"Cosa ci potrebbe essere da dire, o da commentare senza scivolare nell'ovvio o nel banale quando gli esecutori di un concerto sono fra i migliori musicisti dell'attuale panorama internazionale? Sabato 23 Febbraio scorso la rassegna Merate Musica ha proposto al suo affezionato pubblico una serata di vera eccezione: alcuni elementi provenienti dai Berliner e Wiener Philharmoniker, e dal Royal Concertgebow Amsterdam si sono riuniti sul palco dell'Auditorium Comunale di Merate per un programma a tutto Mozart davvero interessante e, in un certo senso, anche abbastanza inusuale: la celebre Gran Partita K.361 in Si bemolle maggiore e una serie di pagine estratte dal Ratto del Serraglio K.384, in una splendida trascrizione per ottetto di fiati.



Proprio con queste ultime i nostri musicisti hanno “dato il La” al concerto. A partire già dall'Ouverture, la frizzantezza della scrittura mozartiana e la forte caratterizzazione dei personaggi di questo meraviglioso singspiel trovano perfetta collocazione pur non essendoci alcuna scenografia. Il colore delle voci liriche quindi si spoglia, si riveste del timbro pastoso dei fiati – sorretti per tutto il concerto da un ottimamente dosato suono di contrabbasso di Iztok Hrastnik – e si trasforma in qualcosa di più intimo, di più vicino al pubblico, senza però perdere nulla dell'immagine originale. Impeccabile la sincronia e gli impasti strumentali, la ricerca di un'intenzione musicale condivisa e convincente (si potrebbe dire “co-creata”) così come la sporadica sottolineatura di frammenti, imitazioni o citazioni, attribuendo a un timbro o l'altro un suono più rilevante.
Sia nelle trascrizioni del Ratto del Serraglio che nella Gran Partita, il ruolo del primo oboe ha un certo – più o meno velato – protagonismo. In questo senso, non si può non fare menzione alla figura di Andrey Godik, strumentista veramente virtuoso, stupendamente musicale nonché ottima “bacchetta” dell'intera serata. A lui si è alternatamente associato e contrapposto il fagottista Sergio Azzolini, musicista dotato di straordinaria – si potrebbe dire anche contagiosa – energia interpretativa e carica comunicativa, oltre che di innegabile bravura. Ulteriore, necessario accenno va alla perfetta intonazione dei corni da caccia, dei corni di bassetto e del duo di clarinetti, che non poco hanno contribuito nell'eccellente riuscita del programma.

La Gran Partita in Si bemolle maggiore K.361 resta fra le serenate mozartiane la più particolare e la meno convenzionale, oltre che una delle maggiormente ispirate. La varietà della scrittura strumentale, l'attribuizione di momenti solistici a quasi tutti i componenti (per non parlare degli episodi a mo' di concertino) e la ricchezza armonica ne fanno una composizione unica e assolutamente compiuta.
Anche in questo caso i nostri musicisti non si sono affatto smentiti, regalandoci un'interpretazione davvero memorabile. Già dai primi poderosi accordi del Largo introduttivo, l'impronta massiccia, quasi cerimoniale – in diversi frangenti quasi una vera e propria “musica da caccia”, onorando letteralmente il nome di “Gran Partita” – e l'energia discorsiva dell'Allegro molto successivo aprono lo scenario di una musica che, per quanto paia scritta per accompagnare episodi delle consuetudini e delle usanze di una classe abbiente, in verità cela il dono che Mozart fece alla futura moglie Constanze alle soglie del matrimonio. Curioso che il compositore abbia scelto proprio tale partitura per quell'occasione: ciò può permettere, forse, di comprendere meglio – e con un approccio diverso – taluni lati espressivi di questo capolavoro, le sue estese dimensioni, la completezza-compiutezza formale, le non poche “pretese” dal punto di vista esecutivo, le frequenti sonorità pompose.
Il celebre Adagio che si colloca al terzo movimento ha visto nuovamente lo splendido oboe di Godik cantare (così come le risposte dei clarinetti) con una dolcezza disarmante, sbocciando teneramente dal nulla per poi dispiegarsi morbido come un'antica pergamena. I tempi danzati non hanno mancato in brio, mentre la Romanza (Adagio) stupendamente vestita di sonorità pacate, era quasi crepuscolare. Ancor più interessante è stato il Tema con Variazioni (Andantino), in cui la varietà delle combinazioni timbriche della partitura hanno avuto piena giustizia.
Il Rondò (Allegro molto) conclusivo nasce scherzoso e popolareggiante, simile ad una simpatica smorfia fatta di nascosto, si gonfia e si snellisce alternatamente e sembra andare a nascondersi fra le strofe, per poi sfociare nel pieno dell'esaltazione di una coda – o forse sarebbe meglio azzardare: “una rincorsa” – mozzafiato, straripante di energia, ed eseguita con una sincronia di rara precisione."

A presto!
Andrew