Scrivo velocissimamente per condividere l’ultima recensione che ho scritto per Le Salon Musical.
Questa volta la protagonista è Gloria Campaner, pianista ispirata e dalla grande tavolozza sonora.
Ecco l’articolo sul suo concerto di Mercoledì 5 Giugno scorso, a Mozzo:
““Negli occhi di un Poeta e di un fanciullo”: Gloria Campaner
Lo scorso 5 Giugno il Cineteatro Agorà di Mozzo ha avuto come ospite la giovane pianista Gloria Campaner. Il concerto, proposto dal cartellone del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo – che quest'anno giunge alla sua cinquantaseiesima edizione – era dedicato a due composizioni fra le più conosciute e giustamente celebri del repertorio pianistico: le Kinderszenen Op.15 di Robert Schumann (autore-fulcro di questa edizione del Festival, insieme alle figure di Clara Wieck – nei duecento anni dalla sua nascita – e di Johannes Brahms) e i 24 Preludi Op.28 di Fryderyk Chopin.
Il repertorio è a suo modo curioso ed interessante, sia per le somiglianze “formali” (si parla di composizioni assai brevi, a volte al limite dell'aforistico) quanto per le distanze espressive e “motivazioniali” delle Scene infantili e dei Preludi. Le prime, 13 piccole visioni – o si potrebbe dire ritratti musicali – di episodi quotidiani descritte con gli occhi innocenti e puri di un bambino, non sono da confondere con l'idea di brani a scopo didattico per i giovani pianisti: a questo scopo il compositore dedicherà l'altrettanto famoso Album für die Jugend Op.68.
Le Kinderszenen sono piccole liriche, immagini significative descritte con poche righe di pentagramma ciascuna, eppure cariche di impatto, dense di poesia. Il Poeta è figura ricorrente nello stile schumanniano, ma qui il Poeta ed il fanciullo viaggiano fianco a fianco, mano nella mano; l'uno guida l'altro, anche se non è semplice definire chi guida e chi segue, chi illustra e chi ascolta, curioso e sorpreso. Forse sono addirittura fusi nella stessa persona, nella medesima essenza umana e musicale.
Gloria ha regalato al pubblico un'esecuzione accattivante, profonda, liberandosi dai panni della donna adulta per calarsi in quelli di una bambina che, un poco per volta, ci rende partecipi del suo immaginario velato(“musica velata” è il titolo stesso di questa stagione del Festival) di tenerezza e innocenza. La gestualità, le armoniose espressioni corporee arricchiscono i contenuti musicali. La varietà timbrica è davvero notevole, i fraseggi sono ricercati, molto personali, e le ripetizioni mai scontate. In particolare, brani come Traumerei, con la persistente lunga sospensione dell'accordo di tonica; o come Kind in Einschlummern, in cui la vaporosità del suono e la ricercatezza discorsiva rendono questa ninna nanna qualcosa di lontano, come un ricordo: è il poeta ora adulto che rievoca un'immagine d'infanzia che gli riporta una velata melanconia, o ancora lo stesso Poetaadulto mentre la canta sottovoce al bimbo innocente, ricordando quando egli stesso era come lui. Notevole il brano di chiusa della raccolta, Der Dichter spricht, veramente declamato, quasi l'ultima strofa di una poesia letta con l'enfasi che merita.
Seguono i chopiniani 24 Preludi Op.28. Chopin li compose intorno al 1838, prima e durante un soggiorno a Majorca con la compagna George Sand (Aurore Dudevant) e i di lei figli. Anche qui lo spirito “visionario” della musica emerge in modo prepotente ma, se nelle Kiderszenen sovente le visioni sono proiezioni di teneri ricordi, qui è quasi sempre l'impatto forte di un momento presente, un qui ed ora prepotente che si fa musica nell'immediatezza: diversi sono infatti i preludi di carattere spiccatamente improvvisativo – come i n.8 e 18, per citarne soltanto due “violenti” esempi.
Chopin stesso testimoniò di una visione. E' il caso del famoso preludio n.15, che spesso si è soliti definire La goutte, la goccia d'acqua. Si vide infatti morto sulla superficie di un lago, mentre continue gocce di acqua fredda gli cascavano sul torso. Ecco che l'onomatopea di tali gocce si fa suono, con un la bemolle/sol diesi che ribatte praticamente per tutta la durata del pezzo, quasi un Notturno, forma musicale tanto cara al compositore.
Anche qui Gloria Campaner porta gli ascoltatori come attraverso un viaggio, una visita in un grande palazzo di stanze tutte diverse, con un'interpretazione davvero efficace e sentita. Degni di nota i preludi n.2 in La minore, con un'ottima valorizzazione dell'accompagnamento; il n.8 in Fa diesis minore ed il n.18 in Fa minore, eseguiti con un vero slancio passionale, quasi disperato; il celebre n.20 in Do minore, dalla sonorità grandiosa e dall'ottimo fraseggio nelle parti in piano e pianissimo.
Numerosi applausi richiamano la pianista sul palco a regalarci altri due momenti di altissima poesia – forse i momenti più alti della serata: il raramente eseguito Preludio Op.45 in Do diesis minore di Chopin, dalla splendida tavolozza sonora e con una cadenza eseguita impeccabilmente; ed il celeberrimo Claire de lunedebussiano, dalle tinte impalpabili al limite dell'udibile, un'atmosfera di fragile nube sonora capace di ammutolire e acquietare qualunque altra vibrazione.”
A prestissimo!
Andrew
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