Ahimé è già trascorsa
più di una settimana dall'evento di cui parlerò in questo post.
Purtroppo gli impegni della mia quotidianità non mi hanno concesso
di occuparmene prima e di stendere una breve recensione.
Sabato 2 Giugno sono
stato alla Chiesa di S. Giorgio di Almenno S. Salvatore (BG) per
ascoltare un concerto di voci a capella, il doppio coro "Open Space". Per la precisione, i due
cori concomitanti erano il "Legictimae Suspicionis", e il "Vokal Total". Quest'ultimo, un coro formato da giovani ragazzi e ragazze provenienti dal Liceo "Secco Suardo" di Bergamo.
Il programma prevedeva
musiche di varie epoche e di differenti ambiti, sacri e profani,
popolari e “colte”. Gli autori, i più disparati, dai noti
Orlando di Lasso e Pierluigi da Palestrina, o Dowland, ad autori meno
proposti come Lechner, Enrico VIII Tudor o addirittura canti popolari
e di anonimi del XV e XVII secolo.
La Chiesa di S. Giorgio è
un luogo poco utilizzato, ma a mio parere molto suggestivo quanto
adatto a questo genere di iniziative. L'acustica è buona, lo
scenario luminoso e l'aspetto estetico si presta a molteplici
utilizzi. Speriamo sia possibile, con il tempo, vederla sempre di più
aperta che chiusa.
Sono arrivato al concerto, a dire il
vero, un po' col punto di domanda sopra la testa. Un po' perché, di
tutto il programma, conoscevo pochissimi brani; un po' perché non
conoscevo nemmeno le due formazioni corali. Ma devo proprio ammettere
che sono rimasto sorpreso sia nell'uno che nell'altro caso. La
preparazione vocale era notevole, la direzione, alla mano di Donato Giupponi,
era chiarissima e molto efficace, la compattezza sonora e l'unità
ritmica, anche nei tratti polifonici, pienamente riuscita. E ciò mi
ha molto rallegrato e confortato, anche appunto per la presenza di un
coro formato da giovani liceali, a testimonianza di come ancora oggi
la buona musica unisca, possa unire e possa appassionare anche i
ragazzi, che non si finisce mai di criticare per i comportamenti
diciamo più “clichés”.
Ma torniamo al concerto.
La cosa che ho più apprezzato è stata l'aver concepito l'intero
evento come un percorso musicale in interazione con gli ascoltatori.
Inaugurato da una sorta di motto di apertura declamato da uno dei
cantori, ha come rievocato quella usanza teatrale di certe commedie
del 500-600, con la quale si enunciava la morale delle vicende
inscenate, o si invitava semplicemente il pubblico a dare la propria
attenzione. Ho visto, inoltre, alternarsi varie formazioni e varie
“masse corali”, disposte in modo direi quasi coreografico, con
persone più avanti ed altre più indietro, sul piano dell'altare o
giù dai gradini. O fino a creare un cerchio attorno ai banchi della
chiesa, cerchio nel quale racchiudere l'intero corpo
di spettatori ed immergerli totalmente nel riverbero armonico dei
canti, spesso accompagnati dal suono di bicchieri di cristallo
sfregati con i polpastrelli bagnati.
Veramente suggestivo, e
direi anche un po' fuori dal tempo. Ecco qualche fotografia, in modo che possiate averne una idea.
Andrew
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