Questa volta i protagonisti sono diversi, ma tutti in un solo concerto: l'Orchestra Antonio Vivaldi, il Coro del Teatro Municipale di Piacenza e i Cori di voci bianche della Civica Scuola di Musica di Sondrio e della Scuola Goitre di Colico. In programma il Boléro di Ravel e Carmina Burana di Carl Orff, sotto la bacchetta del M° Lorenzo Passerini.
Di seguito il testo completo del articolo:
"La mano
infuocata di Passerini per il concerto d'anteprima delle Serate
Musicali
(Milano, Sala Verdi del Conservatorio, 24 Settembre)
(Milano, Sala Verdi del Conservatorio, 24 Settembre)
Lunedì
sera, 24 Settembre, presso la Sala Verdi del Conservatorio di Milano,
ha avuto luogo il concerto-anteprima delle Serate Musicali di Milano,
stagione di concerti che costelleranno i prossimi mesi fino a metà
Giugno 2019.
Il programma
dell'anteprima era molto interessante e massiccio: il famosissimo
Boléro di Maurice
Ravel e le altrettanto celebri cantiones
profanae di Carmina
Burana di Carl Orff.
Vorrei,
anzitutto, sottolineare l'ottima preparazione dell'Orchestra Antonio
Vivaldi e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza; e, in
particolare, dei due cori di voci bianche della Civica Scuola di
Musica della provincia di Sondrio e della Scuola Goitre di Colico: è
stato veramente emozionante constatare quale preparazione, quale
professionalità avessero questi giovani ragazzi.
Vorrei fare,
inoltre, un cenno all'energia trascinante e al gesto appassionato del
direttore, il M° Lorenzo Passerini, il quale ha dato all'intero
programma un'impronta raffinata ma straripante di vigore: certi
fortissimo dell'intero organico riempivano la Sala e tenevano gli
ascoltatori con gli occhi letteralmente sbarrati.
Il Boléro
si è aperto cautamente, aprendosi lentamente come un fiore notturno.
Passerini ha ben lasciato desiderare il culmine conclusivo, ed ha
reso percepibile ogni ispessimento della scrittura orchestrale.
Ricordiamo che quest'opera del compositore basco, scritta istigato
dalla celebre ballerina russa Ida Rubinstein e da lui espressamente
destinata al balletto, è nata un po' svogliatamente, appunto con
l'idea di non proporla come musica fine a se stessa, credendola
incapace di coinvolgere il pubblico senza i danzatori. Come si
sbagliava! Tutti, oggi, possiamo renderci conto di quale eco essa
abbia avuto e di quanto essa si associ quasi indissolubilmente al
nome del compositore stesso.
Apparentemente
quasi un mini-compendio di alta orchestrazione, Ravel sceglie un solo
ed unico motivo, diviso in due parti – una dal carattere più
dolce, l'altra più calda e sensuale – che, come venendo da lontano
e con pochi strumenti, via via si avvicina fino a travolgere e
divorare chi la ascolta. Come dicevo, in questo Passerini ha reso
appieno la sensazione, giungendo alla fine con una vera e propria
esplosione di colori, dimostrando il raffinatissimo gusto e genio
orchestrale di Ravel.
Dopo una
breve pausa, ecco cominciare la celeberrima e quasi brutale “O
fortuna”, prima delle canzoni profane
dei Carmina Burana di
Orff. Nonostante la lunghezza di quest'opera imponente, il pubblico
non cede e mantiene l'attenzione, si lascia assorbire
dall'inquietudine di Fortuna Imperatrix Mundi,
dalle visioni iraconde e d'osterie di In
taberna e dalle dolci, a volte struggenti,
immagini di Cour d'amours.
Qualche piccolo cedimento del coro femminile non inficia la piena
riuscita dell'esecuzione, mentre quello maschile non manca un colpo,
interpretando magistralmente il sillabato serrato di In
taberna quando sumus. I tre solisti declamano
impeccabilmente: Anna Delfino (soprano) stupisce con i sovracuti di
“Dulcissime!
Ah! / Totam tibi subdo me!”, il
controtenore Antonio Giovannini con un'ottima presenza scenica e la
massima cura nell'articolazione verbale; Enrico Maria Marabelli ci
regala una bella voce piena di baritono, una splendida “Dies,
nox et omnia”, ed un breve sketch
giocoso con il direttore d'orchestra.
Ecco
ritornare sulla scena l'iconica “O fortuna”, che con l'esecuzione
iniziale pare erigere due enormi colonne entro le quali si svolge
l'intero possente racconto musicale di Orff. Il fragore
orchestrale-corale raggiunge il vertice ed ecco che la musica si
chiude, imperativamente.
La forte
emozione che dilaga nel pubblico non lascia nemmeno un secondo di
silenzio, e straripa in lunghissimi applausi che richiamano più
volte sul palco il direttore d'orchestra, i tre solisti ed i maestri
di coro.
Un'anteprima
di stagione che è un vero trionfo."
A prestissimo!
Andrew
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