martedì 26 febbraio 2019

“Lucidità notturne”: Jan Lisiecki per Serate Musicali a Milano

Ciao a tutti!

nonostante sia a casa mezzo malato, dedico un minuto alla condivisione del mio ultimo articolo.
Questa volta ci si distacca da Mozart (anche se non per molto: il prossimo articolo riguarderà ancora il genietto di Salisburgo) per volgere lo sguardo sul giovane pianista Jan Lisiecki, con il suo concerto "notturno", le sue rigidità e i suoi impeti giovanili.



L'articolo, scritto sempre per Le Salon Musical, è questo:


"Le Serate Musicali milanesi propongono fra gli appuntamenti del loro cartellone la figura di Jan Lisiecki, pianista canadese – classe 1995 – che ha visto crescere di molto la sua popolarità negli ultimi anni. A partire da quando nel 2013 incise l'integrale degli Études chopiniani (Op.10 e Op.25 – che gli valsero un Gramophone Award come Young Artist of the year nello stesso anno, risultando il più giovane vincitore dello stesso) ed ottenne il premio Bernstein, il suo nome iniziò a comparire sulle locandine delle sale più importanti del mondo: Carnegie Hall, Konzerthaus di Berlino solo per citarne un paio.

Il concerto porta inusualmente un titolo: “Night music”, forse con l'intento svelare un possibile progetto, un trait d'union dell'intera scaletta. Innegabile la presenza di composizioni indissolubilmente – già dal titolo – legate all'atmosfera notturna, come i Nachtstücke Op.23 di Schumann, il raveliano Gaspard de la Nuit o la scelta di un trittico di Notturni di Chopin. Ma all'ascolto il programma sembra rivelare non soltanto il possibile momento del giornata cui destinare tali pezzi, ma anche alcuni aspetti della notte stessa, come contesto di ispirazione, discussione, indagine.

Si comincia con i 2 Notturni Op.55 di Chopin. Già dalla postura, dai primissimi gesti, Lisiecki si pone come interprete assai ponderato e calibrato, anche quando talune scelte coloristiche o agogiche paiano dettate da maggiore estro o impeto momentaneo. Tutto è misurato, quasi scelto e progettato lucidamente: ogni ripetizione del “dondolante” tema del Notturno in fa minore pare consapevolmente tracciata, sia nella mente quanto sulla tastiera; l'escursione dinamica non è particolarmente accentuata, e le varianti melodiche vengono prese più “di petto” – idem per il Notturno seguente – in stile quasi Biedermeier che in senso poetico e arioso. Nel Notturno in mi bemolle maggiore la scelta di un andamento alquanto spedito, quasi privo di esitazioni (anche nella fragilissima coda), traccia come una lunga legatura che abbraccia tutti i suoni e tutta la partitura. Tradite sono alcune sonorità, specialmente nella chiusa e nel climax, ove l'esaltazione assume i tratti di un dolce abbandono.
Seguono i già citati Nachtstücke Op.23 schumanniani, forse la parte migliore del concerto. Qui il contesto notturno sembra essere più legato al concetto di buio, di indeterminatezza, che di quiete e riposo. Sin dall'esordio l'atmosfera è misteriosa – quasi cupa – e pochi sono gli squarci di luce, come piccole fugaci faville di un focolare. Ad ogni modo, l'esecuzione appare immediata e più centrata, più convinta e meno “costruita” di quella dei Notturni. Merita un cenno la seconda sezione del secondo brano, Markiert und lebhaft, nella quale la scelta di ammorbidire leggermente l'energia iniziale svela quel tipico tratto schumanniano di aprire piccoli scenari poetici (Eusebio?) all'interno di paesaggi decisamente più passionali (Florestano?).
Si passa senza pausa al celebre Gaspard de la Nuit di Ravel. Innegabile la padronanza tecnica del brano da parte del giovane pianista canadese, che finalmente cede a taluni slanci focosi – soprattutto nella coda di Ondine e in generale nell'amosfera di Scarbo – esaltando quel senso “diabolico” di sottofondo tipico di questa musica. Ciononostante, anche qui la differenziazione delle dinamiche non è molta, e assistiamo pertanto a una Ondine che sembra più un alone, una sensuale allusione fra la nebulosità dei vapori, che a una seducente, ammaliante ninfa fluviale. Le Gibet è abbastanza centrato nel senso di “annullamento”, ma Lisiecki sceglie qui di intervenire sul ritmo, stringendo in maniera evidente (quasi trentaduesimo) ogni figura di sedicesimo nel canto. Scarbo risente ancora di una, tutto sommato, bassa escursione dinamica; ma è di molto più apprezzabile per lo slancio appassionato e febbricitante: non importano affatto quelle poche note “sporcate”, perché il bisogno di governare e l'indole alla progettualità lasciano finalmente aria a un senso del demonico, dell'imprevedibile.

Nella seconda parte abbiamo, in ordine di esecuzione, i Cinq Morceaux de fantasie Op.3 di Rachmaninov, il Notturno Op.72 di Chopin e il primo Scherzo Op.20 del medesimo autore. Se nel repertorio chopiniano ritroviamo nuovamente una tendenza al “costruire” le esecuzioni – spesso con scelte dinamiche non poco discutibili: una su tutte, l'atmosfera generale dello Scherzo Op.20, i cui famosi slanci all'acuto sono un po' confusi a causa della pedalizzazione eccessiva, sempre in diminuendo e non raggiungono mai un vero sforzato – e al de-poeticizzare i preziosi ornamenti dei temi principali (come nella ripresa del Notturno in mi minore), in Rachmaninov, come in Schumann, troviamo maggiore confidenza: un interessante Preludio, dall'Agitato mai portato al parossismo, ed una conclusiva Serenata, coloristicamente ben fatta.
Chiude il concerto un bis, il celebre mendelssohniano Venetianisches Gondollied in Sol minore."



A presto!
Andrew

martedì 19 febbraio 2019

Analogie e distanze: sguardi differenti negli occhi di un solo Mozart

Ciao!

Come promesso, questa volta sono qui su Metathymos dopo poco tempo: è un periodo molto impegnato, ma al tempo stesso cerco di ritagliare, per quanto possibile, qualche momento in cui assistere a qualche concerto.
Sono tornato ad ascoltare il bravissimo Domenico Nordio e i Solisti de laVerdi, che hanno nuovamente allietato il pubblico con un concerto cameristico dedicato a Mozart. Curiose sono le analogie fra i programmi - tutti mozartiani - proposti nelle ultime occasioni cui ho preso parte: sia Nordio con i Solisti (insieme a un ottimo Fausto Ghiazza al clarinetto - QUI l'articolo dedicato) che il Quartetto Bazzini Consort per MerateMusica (con Fulvio Capra al clarinetto - vedi articolo QUI) hanno incluso i Divertimenti per archi e il Quintetto "Stadler" nelle loro scalette. Ed è altrettanto curioso assistere, a distanza di poco tempo, a differenti interpretazioni, visioni, scelte, caratteri: l'entusiasmo e la freschezza giovanile e la sapienza, l'acuto sguardo di musicisti dalla più lunga esperienza.

Riporto in ogni caso il testo integrale dell'articolo scritto per Le Salon Musical (che potete vedere cliccando QUI):

"Si torna a parlare, dopo qualche tempo, di Domenico Nordio e i Solisti de LaVerdi, e delle matinées presso M.A.C., Musica Arte e Cultura di Milano. E si torna a parlare anche di Mozart: l'appuntamento precedente aveva visto l'esecuzione del primo Quartetto Prussiano K.575 e del Quintetto per clarinetto e archi “Stadler” K.581 (è possibile leggere QUI l'articolo dedicato). Anche questa volta, l'intero programma ruota intorno al repertorio cameristico del salisburghese, spostando però lo sguardo ad alcune composizioni per i soli archi, come i Divertimenti K.136 e K.138, la celeberrima Eine Kleine Nachtmusik e il più raramente eseguito Adagio e Fuga in Do minore K.546.
E proprio con quest'ultimo si apre il concerto di Domenica 17 Febbraio. L'Adagio e Fuga, composizione unica del suo genere nell'elenco delle opere del compositore, costituisce una successiva elaborazione (risalente al Giugno 1788) della più nota Fuga per due pianoforti K.426 (scritta a fine 1783). Mozart trascrive qui la “severa” fuga per quartetto d'archi, e le antepone un breve ma meraviglioso Adagio, espressivo e struggente – quasi romantico nella sua indole – e ricco di rimandi, imitazioni, continue modulazioni. Inutile sottolineare, in quest'opera, il palese interesse di Mozart per la figura bachiana, nonché lo studio del relativo stile contrappuntistico.

Anche dei Divertimenti per archi si era già fatto cenno in precedenza (QUI), con il concerto proposto dai giovani musicisti di Merate Musica. Nordio e i suoi colleghi scelgono, differentemente, di proporre il primo divertimento, K.136 in Re maggiore – forse il più celebre ed eseguito dei tre – ed il terzo, K.138 in Fa maggiore. All'ascolto, queste composizioni scritte da un Mozart appena sedicenne di ritorno proprio da Milano (commissionategli da personalità del panorama nobiliare per l'intrattenimento di occasioni più o meno importanti) risultano immediate, agili, e prive di grandi sviluppi. Eppure, non mancano affatto delle minime inflessioni, quasi piccole ombre improvvise, dal tono più mesto; sono ben salde nella forma e risentono non poco di una vaga cantabilità all'italiana. L'esecuzione dei Solisti è stata frizzante e molto curata, dando la giusta esaltazione ad ogni aspetto senza perdere la fluidità discorsiva. In particolare, a partire dal Divertimento K.138, il secondo violino, Nicolai Freiherr von Dellingshausen, sembra osare di più, migliorando decisamente l'equilibrio sonoro della stessa formazione.

Segue – e chiude – il concerto la Eine kleine Nachtmusik K.525, in Sol maggiore. La più celebre ed eseguita di tutte le serenate del compositore, giustamente amata per il suo carattere spiccato, la sua freschezza d'idee e di scrittura, la sua lieta graziosità.
A partire dall'Allegro di apertura fino al Rondò, l'esecuzione si è rivelata non solo impeccabile, ma soprattutto (e non è affatto poco) originale: evidente un atteggiamento di “ricerca del nuovo”, del non già detto, grazie a una forte differenziazione delle dinamiche, mai identiche ad ogni ritornello, e all'adozione – assai apprezzabile – di piccolissime varianti od abbellimenti, spesso presumibilmente improvvisati. Ecco che questa piccola Serenata si riscopre diversa (o forse si rinnova, si attualizza), scrollandosi di dosso certe rigidità dogmatiche nell'esecuzione e liberando la sua vibrante passionale dialettica. Di forte impatto l'Allegro conclusivo, eseguito ben più speditamente del consueto, rendendolo “elegantemente frivolo”, civettuolo e brillante."

Ecco alcune foto di Nordio e i Solisti de laVerdi durante il concerto:





A presto!
Andrew

mercoledì 13 febbraio 2019

Divertimenti con Mozart e “Stadler” a Villa Confalonieri


Ciao a tutti!

Dopo non poco tempo torno qui per condividere l'ultimo articolo scritto per Le Salon Musical, testata online di musica con la quale collaboro ormai da qualche tempo. Questa volta il concerto era dedicato ai Divertimenti per archi di Mozart, oltre che al famoso Quintetto "Stadler", celeberrima composizione cameristica che vede protagonista quel bellissimo e multiforme strumento che è il clarinetto., proposti dal cartellone dedicato ai giovani musicisti di Merate Musica, stagione che seguo per quanto mi è possibile da qualche anno, e che ha offerto diversi appuntamenti interessanti e di ottimo livello (negli articoli precedenti, ad esempio, avevo recensito il concerto del Sestetto Stradivari, che eseguì magistralmente i due meravigliosi Sestetti per archi di Brahms).

Condivido come sempre il testo integrale, che, comunque, potete leggere anche sul sito originale direttamente QUI:

"La Stagione di Merate Musica giunge alla sua ventiduesima edizione e propone, in parallelo ai consueti concerti in Auditorium municipale, un gruppo di incontri dedicati ai giovani promettenti musicisti del panorama attuale. Sabato 10 Febbraio è toccato al Quartetto Bazzini Consort e al clarinettista Fulvio Capra, i quali hanno colmato di ottima musica mozartiana la bellissima sala di Villa Confalonieri.
Questi giovani ragazzi hanno dimostrato ottime capacità esecutive e notevole attitudine alla musica da camera: a partire dai Divertimenti per archi K.137 e K.138, il Bazzini Consort ha spiccato per precisione ritmica e cura nei confronti della parte, esaltando gli episodi più spiegati e cantabili tanto quanto quelli più elaborati e contrappuntistici. Notevole, in particolare, l'esecuzione del primo tempo del Divertimento n.2 K.137 in Si bemolle maggiore, Andante, che, per quanto anch'esso in forma sonata (seppur in ridotte dimensioni), sorprende, oltre che per il fatto di essere un movimento lento e non un tipico Allegro, per un incipit alquanto struggente, per la continua mutevolezza umorale e la ricerca di un'espressione più densa attraverso frequenti modulazioni e interruzioni del discorso musicale.
Ben diverso, e assai più riconoscibilmente mozartiano, il breve Allegro di molto che segue, dal piglio deciso e frizzante, con uno sviluppo quasi assente, una scrittura leggera e dall'insistenza su accompagnamenti ribattuti. Chiude il Divertimento un Allegro assai in tempo ternario – a tratti danzante e anch'esso in forma sonata – ribaltando, se così si può dire, l'atmosfera iniziale della composizione.
Segue, per il medesimo organico, il Divertimento n.3 K.138 in Fa maggiore, il quale presenta non poche analogie con il precedente dal punto di vista delle strutture formali e dell'utilizzo degli spunti tematici, ma ne differisce alquanto dal punto di vista espressivo: il K.138 infatti è più leggero, quasi disimpegnato, forse più “tradizionale”; non esordisce a sorpresa con un tempo lento dall'atmosfera importante, ma con un Allegro diretto e ben delineato a cui segue un Andante in Do maggiore dalla fisionomia polifonicamente raffinata, di nuovo in forma sonata ma con una ripresa priva del primo tema. Chiude, invece, un Presto in forma di Rondò, dai tratti quasi popolari, con la tipica costruzione per frasi ritornellate ma con la presenza di momenti in cui la scrittura si fa leggera, addirittura a due sole voci, generando un sottile gioco di stati d'animo e di sonorità, prima di chiudere felicemente con l'ultima ripresa del refrain.
Dopo la consueta pausa al Quartetto si aggiunge il giovane sopracitato clarinettista, regalando una seconda parte interessante dedicata al celebre Quintetto per clarinetto e archi K.581 in La maggiore, detto “Stadler”. Interessante la scelta, qui, di andamenti decisamente più sostenuti dei più consueti ascolti, per ciò che riguarda l'Allegro iniziale – che ha visto un ottima voce di violoncello, nelle sue parti “solistiche”, da parte di Federico Bianchetti – ma soprattutto per il finale, un Allegretto con variazioni che resta probabilmente fra le pagine più celebri dello stesso Mozart: troviamo dunque una ricerca di brio e freschezza che rischiano qua e là di penalizzare parzialmente quel che concerne le sonorità d'attacco e gli equilibri fra le parti; ciononostante, la tenuta praticamente perfetta e le agilità clarinettistiche di Capra, unite alla scelta di accentazioni che possano variegarsi ad ogni riproposta – questo visibilmente nel Minuetto e Trio, rendono l'esecuzione non poco interessante e di grande effetto. Degno di nota il bellissimo Larghetto, brano riproposto anche come bis eseguito con grande dolcezza e morbidezza di suono, probabilmente la pagina nella quale l'ensemble ha dato la sua miglior prova di coesione e di unione."


Spero tanto di poter tornare presto, anzi, ne sono quasi certo. Anche perché ho diverse novità importanti ed altri appuntamenti in programma, che sicuramente condividerò qui.
Vi lascio qualche fotografia dei giovani musicisti del Quartetto Bazzini Consort e del clarinettista Fulvio Capra.

A prestissimo, dunque!

Andrew