Come promesso, questa volta sono qui su Metathymos dopo poco tempo: è un periodo molto impegnato, ma al tempo stesso cerco di ritagliare, per quanto possibile, qualche momento in cui assistere a qualche concerto.
Sono tornato ad ascoltare il bravissimo Domenico Nordio e i Solisti de laVerdi, che hanno nuovamente allietato il pubblico con un concerto cameristico dedicato a Mozart. Curiose sono le analogie fra i programmi - tutti mozartiani - proposti nelle ultime occasioni cui ho preso parte: sia Nordio con i Solisti (insieme a un ottimo Fausto Ghiazza al clarinetto - QUI l'articolo dedicato) che il Quartetto Bazzini Consort per MerateMusica (con Fulvio Capra al clarinetto - vedi articolo QUI) hanno incluso i Divertimenti per archi e il Quintetto "Stadler" nelle loro scalette. Ed è altrettanto curioso assistere, a distanza di poco tempo, a differenti interpretazioni, visioni, scelte, caratteri: l'entusiasmo e la freschezza giovanile e la sapienza, l'acuto sguardo di musicisti dalla più lunga esperienza.
Riporto in ogni caso il testo integrale dell'articolo scritto per Le Salon Musical (che potete vedere cliccando QUI):
"Si torna a
parlare, dopo qualche tempo, di Domenico Nordio e i Solisti de
LaVerdi, e delle matinées
presso M.A.C., Musica Arte e Cultura di Milano. E si torna a parlare
anche di Mozart: l'appuntamento precedente aveva visto l'esecuzione
del primo Quartetto Prussiano K.575
e del Quintetto per clarinetto e archi
“Stadler” K.581 (è possibile leggere QUI
l'articolo dedicato). Anche questa volta, l'intero programma ruota
intorno al repertorio cameristico del salisburghese, spostando però
lo sguardo ad alcune composizioni per i soli archi, come i
Divertimenti K.136 e
K.138, la celeberrima
Eine Kleine Nachtmusik
e il più raramente eseguito Adagio e Fuga in
Do minore K.546.
E proprio
con quest'ultimo si apre il concerto di Domenica 17 Febbraio.
L'Adagio e Fuga,
composizione unica del suo genere nell'elenco delle opere del
compositore, costituisce una successiva elaborazione (risalente al
Giugno 1788) della più nota Fuga per due
pianoforti K.426 (scritta a fine 1783).
Mozart trascrive qui la “severa” fuga per quartetto d'archi, e le
antepone un breve ma meraviglioso Adagio,
espressivo e struggente – quasi romantico nella sua indole – e
ricco di rimandi, imitazioni, continue modulazioni. Inutile
sottolineare, in quest'opera, il palese interesse di Mozart per la
figura bachiana, nonché lo studio del relativo stile
contrappuntistico.
Anche dei
Divertimenti per archi
si era già fatto cenno in precedenza (QUI), con il concerto proposto
dai giovani musicisti di Merate Musica. Nordio e i suoi colleghi
scelgono, differentemente, di proporre il primo divertimento, K.136
in Re
maggiore – forse il più celebre ed
eseguito dei tre – ed il terzo, K.138
in Fa maggiore. All'ascolto, queste composizioni scritte da un Mozart
appena sedicenne di ritorno proprio da Milano (commissionategli da
personalità del panorama nobiliare per l'intrattenimento di
occasioni più o meno importanti) risultano immediate, agili, e prive
di grandi sviluppi. Eppure, non mancano affatto delle minime
inflessioni, quasi piccole ombre improvvise, dal tono più mesto;
sono ben salde nella forma e risentono non poco di una vaga
cantabilità all'italiana. L'esecuzione dei Solisti è stata
frizzante e molto curata, dando la giusta esaltazione ad ogni aspetto
senza perdere la fluidità discorsiva. In particolare, a partire dal
Divertimento K.138, il
secondo violino, Nicolai Freiherr von Dellingshausen, sembra osare di
più, migliorando decisamente l'equilibrio sonoro della stessa
formazione.
Segue – e
chiude – il concerto la Eine kleine
Nachtmusik K.525, in Sol maggiore. La più
celebre ed eseguita di tutte le serenate del compositore, giustamente
amata per il suo carattere spiccato, la sua freschezza d'idee e di
scrittura, la sua lieta graziosità.
A partire
dall'Allegro di
apertura fino al Rondò,
l'esecuzione si è rivelata non solo impeccabile, ma soprattutto (e
non è affatto poco) originale: evidente un atteggiamento di “ricerca
del nuovo”, del non già detto, grazie a una forte differenziazione
delle dinamiche, mai identiche ad ogni ritornello, e all'adozione –
assai apprezzabile – di piccolissime varianti od abbellimenti,
spesso presumibilmente improvvisati. Ecco che questa piccola Serenata
si riscopre diversa (o forse si rinnova, si attualizza), scrollandosi
di dosso certe rigidità dogmatiche nell'esecuzione e liberando la
sua vibrante passionale dialettica. Di forte impatto l'Allegro
conclusivo, eseguito ben più speditamente del consueto, rendendolo
“elegantemente frivolo”, civettuolo e brillante."
Ecco alcune foto di Nordio e i Solisti de laVerdi durante il concerto:
A presto!
Andrew
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