sabato 2 marzo 2019

Merate: tornando a Mozart, con una “Gran Partita” di musicisti d’eccezione

Eccomi qua!
Avevo detto che la catena di concerti mozartiani  non era ancora terminata, e infatti sono a condividere l'articolo che ho scritto a riguardo di un'occasione speciale e prestigiosa: sul palco, elementi dei Wiener e Berline Philharmoniker, e dal Rooyal Concertgebow di Amsterdam hanno eseguito le trascrizioni per ottetto di fiati del Ratto del Serraglio, e la celebre "Gran Partita" di Mozart.
Inutile sarebbe dire di più di quanto - con non poca fatica - ho descritto nell'articolo su Le Salon Musical: eccellenti musicisti, ottime esecuzioni. 
Perciò non mi dilungo oltre e copio di seguito l'intero testo pubblicato:

"Cosa ci potrebbe essere da dire, o da commentare senza scivolare nell'ovvio o nel banale quando gli esecutori di un concerto sono fra i migliori musicisti dell'attuale panorama internazionale? Sabato 23 Febbraio scorso la rassegna Merate Musica ha proposto al suo affezionato pubblico una serata di vera eccezione: alcuni elementi provenienti dai Berliner e Wiener Philharmoniker, e dal Royal Concertgebow Amsterdam si sono riuniti sul palco dell'Auditorium Comunale di Merate per un programma a tutto Mozart davvero interessante e, in un certo senso, anche abbastanza inusuale: la celebre Gran Partita K.361 in Si bemolle maggiore e una serie di pagine estratte dal Ratto del Serraglio K.384, in una splendida trascrizione per ottetto di fiati.



Proprio con queste ultime i nostri musicisti hanno “dato il La” al concerto. A partire già dall'Ouverture, la frizzantezza della scrittura mozartiana e la forte caratterizzazione dei personaggi di questo meraviglioso singspiel trovano perfetta collocazione pur non essendoci alcuna scenografia. Il colore delle voci liriche quindi si spoglia, si riveste del timbro pastoso dei fiati – sorretti per tutto il concerto da un ottimamente dosato suono di contrabbasso di Iztok Hrastnik – e si trasforma in qualcosa di più intimo, di più vicino al pubblico, senza però perdere nulla dell'immagine originale. Impeccabile la sincronia e gli impasti strumentali, la ricerca di un'intenzione musicale condivisa e convincente (si potrebbe dire “co-creata”) così come la sporadica sottolineatura di frammenti, imitazioni o citazioni, attribuendo a un timbro o l'altro un suono più rilevante.
Sia nelle trascrizioni del Ratto del Serraglio che nella Gran Partita, il ruolo del primo oboe ha un certo – più o meno velato – protagonismo. In questo senso, non si può non fare menzione alla figura di Andrey Godik, strumentista veramente virtuoso, stupendamente musicale nonché ottima “bacchetta” dell'intera serata. A lui si è alternatamente associato e contrapposto il fagottista Sergio Azzolini, musicista dotato di straordinaria – si potrebbe dire anche contagiosa – energia interpretativa e carica comunicativa, oltre che di innegabile bravura. Ulteriore, necessario accenno va alla perfetta intonazione dei corni da caccia, dei corni di bassetto e del duo di clarinetti, che non poco hanno contribuito nell'eccellente riuscita del programma.

La Gran Partita in Si bemolle maggiore K.361 resta fra le serenate mozartiane la più particolare e la meno convenzionale, oltre che una delle maggiormente ispirate. La varietà della scrittura strumentale, l'attribuizione di momenti solistici a quasi tutti i componenti (per non parlare degli episodi a mo' di concertino) e la ricchezza armonica ne fanno una composizione unica e assolutamente compiuta.
Anche in questo caso i nostri musicisti non si sono affatto smentiti, regalandoci un'interpretazione davvero memorabile. Già dai primi poderosi accordi del Largo introduttivo, l'impronta massiccia, quasi cerimoniale – in diversi frangenti quasi una vera e propria “musica da caccia”, onorando letteralmente il nome di “Gran Partita” – e l'energia discorsiva dell'Allegro molto successivo aprono lo scenario di una musica che, per quanto paia scritta per accompagnare episodi delle consuetudini e delle usanze di una classe abbiente, in verità cela il dono che Mozart fece alla futura moglie Constanze alle soglie del matrimonio. Curioso che il compositore abbia scelto proprio tale partitura per quell'occasione: ciò può permettere, forse, di comprendere meglio – e con un approccio diverso – taluni lati espressivi di questo capolavoro, le sue estese dimensioni, la completezza-compiutezza formale, le non poche “pretese” dal punto di vista esecutivo, le frequenti sonorità pompose.
Il celebre Adagio che si colloca al terzo movimento ha visto nuovamente lo splendido oboe di Godik cantare (così come le risposte dei clarinetti) con una dolcezza disarmante, sbocciando teneramente dal nulla per poi dispiegarsi morbido come un'antica pergamena. I tempi danzati non hanno mancato in brio, mentre la Romanza (Adagio) stupendamente vestita di sonorità pacate, era quasi crepuscolare. Ancor più interessante è stato il Tema con Variazioni (Andantino), in cui la varietà delle combinazioni timbriche della partitura hanno avuto piena giustizia.
Il Rondò (Allegro molto) conclusivo nasce scherzoso e popolareggiante, simile ad una simpatica smorfia fatta di nascosto, si gonfia e si snellisce alternatamente e sembra andare a nascondersi fra le strofe, per poi sfociare nel pieno dell'esaltazione di una coda – o forse sarebbe meglio azzardare: “una rincorsa” – mozzafiato, straripante di energia, ed eseguita con una sincronia di rara precisione."

A presto!
Andrew

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