Eccomi di nuovo qui!,
sono di corsa, perciò mi limito soltanto a condividere l'articolo che ho scritto per Le Salon Musical in recensione di un concerto presso il mio amico - nonché accordatore - Robi Cerabino.
Il Trio Artemisia ha regalato un programma non eccessivamente lungo e dedicato a musica non frequentemente eseguita, dedicando buona parte delle intenzioni alle possibilità di insieme e di espressione di questo organico.
Non mi dilungo. Ecco il testo integrale:
"Da ormai
alcuni mesi la nuova sede di Cerabino Pianoforti – è possibile
leggere qualcosa a riguardo a questo link – propone a cadenza
settimanale o bi-settimanale degli appuntamenti musicali che spaziano
dalla classica al jazz, dal contesto pianistico a quello cameristico
con l’aggiunta di archi, di fiati, o anche per voce e pianoforte.
Roberto Cerabino, proprietario e fervente amatore della Musica, ha
scelto di concedere il suo spazio ad alcuni artisti affinché si
potessero offrire al pubblico dei momenti di buona musica privi di
biglietto di ingresso: l’offerta è discrezionale e libera, e per
partecipare è sufficiente comunicarlo via mail.
Lo scorso
Sabato, 16 Marzo, il palco è stato occupato dal trio d’archi
“Artemisia”, che ha sostituito Antonio Costa Barbé, assente per
indisposizione.
Il Trio è
formato dalle violiniste Aude Bernage Valentini e Barbara Testori,
alle quali si aggiunge la voce violoncellistica di Maria Antonietta
Puggioni, moglie dello stesso Roberto. Una bella armonia e coesione è
trasparsa sin da subito da queste musiciste, che sovente collaborano
in diverse situazioni musicali.
Il programma
proposto è stato interessante ed inusuale, valorizzando i cambi di
atmosfera, le differenti possibilità di scrittura per trio d’archi,
e proponendo anche un paio di compositori minori quali Franz Anton
Hoffmeister e Paul de Wailly (allievo del grande César Franck).
Si comincia
con il primo dei 5 Divertimenti K.229 del caro e amato Mozart,
originalmente composto per tre corni di bassetto, ma non di rado
eseguito con gli strumenti ad arco. Curioso, oltre il fatto di avere
tutti i brani nel medesimo impianto tonale di Do maggiore – a mo’
di certe suites di precedente derivazione – la presenza di due
Minuetti a contorno di un breve Adagio, portando il totale dei tempi
a 5, e donando al Divertimento la struttura di una Serenata.
Atmosfere
liete, scrittura leggera ma non banale, ottimo utilizzo del materiale
tematico: un esempio è il ribattuto caratteristico dell’Allegro
iniziale che, da motore di apertura in diminuzione, diventa per
aumentazione la testa del secondo tema, conferendo una certa
omogeneità al movimento. Ottima qui l’esecuzione dello sviluppo,
con quegli interventi tremolanti scambiati fra gli strumenti
(derivati dalla coda dell’esposizione) come in un gioco spiritoso.
Segue un
altro Divertimento, quello del già citato Franz Anton Hoffmeister,
oggi considerato, in un certo senso, compositore “minore”, eppure
a suo tempo fu caro amico di Mozart (di due anni più giovane) e di
Beethoven, che addirittura lo chiamava “suo caro fratello”. Con
Beethoven ebbe in comune anche un importante aspetto, quello
formativo; entrambi, infatti, furono allievi di Albrechtsberger,
celebre docente di composizione.
Il
Divertimento Op.22 n.1, originale per archi, si differenzia da quello
mozartiano soprattutto per il tipo di scrittura, decisamente più
impegnativa e volta a dare il giusto spazio alla voce di ogni
strumento. E’ formato da due soli movimenti, Allegro e Allegretto,
i quali hanno simili atmosfere espressive dolci e frizzanti, a tratti
popolareggianti.
Affine a
Mozart certamente per il ricco utilizzo di terze e seste, ma forse
più accostabile a Haydn per le ispirazioni melodiche.
Concludono
il programma i 6 Pezzi per due violini e violoncello di Paul de
Wailly. Come accennato poco sopra, fu allievo di Franck, e con lui
condivide le atmosfere, la densità di scrittura e il tono
appassionato.
Questi sei
brani sono da considerarsi piccole gemme ben caratterizzate – oltre
che ben scritte – nelle loro minute dimensioni. Si comincia con una
tenera e lieta Romance, per poi passare ai ritmi incalzanti di uno
Scherzino, la poesia trasognata di un Idylle che ha curiosamente
delle attinenze ritmiche evidenti con il successivo Alla Polacca.
Segue uno struggente Regrets, pieno di malinconiche dissonanze ed
echi di frammenti tematici fra i tre strumenti, proprio quasi a
rendere palpabile l’afflizione del titolo. Eseguito magnificamente,
e con l’uso della sordina. Chiude il ciclo un Ronde, brano
dall’impronta fortemente popolareggiante, quasi zingaresca,
destando il pubblico dall’atmosfera elegiaca con un senso di calore
e frizzantezza generali.
Gli applausi
richiamano il Trio Artemisia sulla scena, che regala una bella
trascrizione per mano della stessa violinista Barbara Testori del
celebre Oblivion di Astor Piazzolla, brano non di poco distante dal
programma proposto, ma di ottimo effetto e interessante per mettere
in luce ulteriori possibilità strumentali e aspetti non certo
irrilevanti del Trio.
A prestissimo!
Andrew
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