Con un certo ritardo, ma vorrei scrivere brevemente di un concerto al quale sono stato Sabato scorso presso la Sala "Alfredo Piatti" di Bergamo, luogo che conosco ormai abbastanza bene visto che anch'io ho avuto l'occasione di suonarci.
Compreso nella 37ma edizione degli Incontri Europei con la Musica, il programma proposto dal Achrome Ensemble proponeva composizioni cameristiche (originali o trascritte) di Debussy, Berg e Schoenberg.
Ad aprire il concerto è stata la bellissima Sonata per violoncello e pianoforte debussyiana. Opera tutto sommato di piccole proporzioni, ma ricca di inventiva, di giochi ritmici piccanti ed effetti strumentali estremamente variegati, è forse l'opera camerista di Claude che preferisco. Certi richiami ad atmosfere antiche, quasi cortesi, le scritture asciutte ed essenziali, i dialoghi fra gli strumenti coinvolgono l'ascoltatore in una atmosfera che alterna grottesco e serioso, umoristico e patetico, lirico ed inquieto. Notevole l'esecuzione del duo Rigamonti-Rota, con una nota di merito al violoncellista, che ho trovato pienamente calato nella parte e nel linguaggio di questo gioiello cameristico.
Altro capitolo significativo, sempre di Debussy, la sua Sonata per violino e pianoforte, di due anni successiva alla precedente. Il clima qui è apparentemente più disteso, ma le sonorità sono eleganti, talvolta più massicce ed "esplosive" di quella per violoncello. Se la prima raccoglie tre creature estremamente caratteristiche, questa sembra puntare più ad un'idea di unitarietà del materiale musicale attraverso la continua elaborazione dello stesso o la riproposizione di frammenti in zone diverse della composizione. Il terzo tempo ad esempio, che ricorda le atmosfere di danza frenetica e "gioiosamente inquieta" di brani come Les collines d'Anacapri (altro brano che io adoro ed ho studiato), non manca di alludere ancora agli spunti iniziali, dando alla Sonata un carattere più compatto.
Brano inusuale e fortemente evocativo, Syrinx, per flauto solo (senza accompagnamento alcuno), richiama l'immagine di Pan e del suo mitico flauto. L'abbellimento e la continua rielaborazione di frammenti caratterizzano questo breve pezzo che sembra nascere spontaneamente dall'aria, venire da lontano, avvicinarsi, dedicare un momento di meraviglia e poi tornare da dove è venuto. L'esecuzione a mio avviso veramente efficace è stata della flautista Antonella Bini, la quale ha saputo accrescere di effetto la performance anche ad una presenza scenica notevole.
Da Debussy si passa senza interruzione alcuna a Berg e i suoi Vier Stucke Op.5, per clarinetto e pianoforte. Lontani dalla Sonata Op.1 per pianoforte, qui il linguaggio si fa aforistico e attento a questioni timbriche ed effettistiche. Ciò non influisce sulle masse sonore, che in alcuni istanti arrivano ad essere consistenti. Nonostante la loro brevità, Berg ci mette tutti gli aspetti di una ricca inventiva, un ventaglio dinamico ed agogico ampio ed un'impronta lirica nonostante lo stile espressionista. Questi quattro pezzi, visti un po' "da fuori" possono inoltre evocare il principio formale di una Sonata in 4 tempi, il cui finale opta per un andamento più lento del consueto.
Ottima l'esecuzione di Marco Sorge, abile clarinettista capace di un bel fraseggio e di padronanza delle sonorità anche più rarefatte e ricercate.
A chiusura del concerto tutti gli strumenti si sono riuniti nella Kammersymphonie Op.9 di Schoenberg. L'esecuzione proposta, nella trascrizione di Anton Webern (l'originale prevede invece 15 strumenti), si distingue per una distribuzione interessante del carico sonoro: il pianoforte, ad esempio, si prodiga parecchio, e a lui è affidata la sostituzione di una spessa massa di elementi. Il violoncello torna protagonista della scena, specialmente nella proposizione tematica. Come è stato fatto notare dal direttore Parolini (grazie anche al ricorso all'esecuzione di brevi frammenti esplicativi), nonostante l'assenza di soluzione di continuità e l'alternanza di umori e andamenti assai differenti, si possono individuare nella Kammersymphonie i 4 tempi di una sinfonia, nonché una elaborazione del materiale compositivo affine.
Contrariamente alle supposizioni, i venti minuti ininterrotti di musica sono scorsi senza fatica, e anche con un certo interesse. I tratti lirici e ricercati di certe sezioni mi hanno incuriosito molto. E, anche se l'opuscolo asserisce il contrario, io echi brahmsiani e tardoromantici li ho avvertiti più volte, ed immediata è stata la memoria della celebre Verklarte Nacht dello stesso Schoenberg, per le medesime arditezze contrappuntistiche.
Lascio come sempre qualche fotografia (mi rammarico di non avere fatto in tempo a scattarne una durante l'esecuzione di Syrinx... sarà stata la bellezza della esecuzione?).
A presto!
Andrew