Ciao a tutti!
Dopo diverso tempo e alcune vicissitudini torno qui. Lo scorso mese di Giugno è stato denso e alquanto impegnativo (non che questo Luglio sia stato calma piatta!), ma mi ha regalato un bel momento di musica nel concerto della sera del 21, con un pubblico caloroso e attento.
Dedicherò al concerto un piccolo post, ma ora sono qui per condividere l'ultimo articolo scritto per Le Salon Musical dopo l'ascolto di uno dei concerti conclusivi della masterclass "Chamber Music Week" di Bergamo.
Ecco il testo integrale, che potete comunque leggere anche sul sito a questo link:
"Giunge
quest'anno alla terza edizione la “Città Alta Chamber Music Week”,
una masterclass di musica cameristica della durata di una settimana,
nata da una felice collaborazione tra il Conservatorio “Gaetano
Donizetti” di Bergamo e la concittadina Fondazione MIA che consente
a studenti provenienti sia dall'Italia che dall'estero di
approfondire il repertorio dedicato agli strumenti ad arco (con o
senza la partecipazione del pianoforte o di altri strumenti) con una
squadra di docenti dalla nota maturata esperienza cameristica:
Claudio Mondini e Francesca Monego per il violino, Jörg
Winkler per la viola e Thomas Ruge per il violoncello.
Sabato 20
Luglio scorso si è svolto uno dei concerti conclusivi di questa
Chamber Music Week, e si è potuto assistere a un saggio del lavoro
svolto da ragazzi giovani e giovanissimi.
Il
repertorio proposto non è stato, si può dire, affatto prevedibile o
consueto, ma anzi, toccava brani e autori spesso poco considerati.
Il via,
infatti, è stato dato con il compositore Ignaz Pleyel: il duo di
violini formato da Ambra Loriga e dal M° Claudio Mondini ha eseguito
il Duetto Op.48 n.1 in
Sol maggiore, pagina breve e leggera in tre movimenti, datata 1806,
d'ispirazione pre-romantica.
Quindi è
stato il turno dei Deux Interludes
di Jacques Ibert, per flauto, violino e pianoforte. Unica
composizione del concerto a uscire dall'organico per soli archi e
prendere in causa strumenti altri. Qualche piccola incertezza di
insieme negli attacchi non hanno privato di gustare lo stile mutevole
e l'atmosfera un po' trasognata di questi pezzi, specialmente nel
secondo, Allegro vivo,
che ha visto una buona resa soprattutto nella parte violinistica.
Da un trio
si passa a un altro, ma tornando alla formazione per soli archi: un
Andantino, estratto
dal Trio in Sol minore
per due violini e violoncello di Borodin, brano struggente e di non
semplice gestione, anche per la sua struttura – come, ad esempio,
il breve episodio in pizzicato prima della ripresa del tema
principale, sostenuto da un violoncello fisionomicamente quasi
passeggiato, desta qualche sorpresa nell'ascoltatore.
Successivamente,
la prima composizione per un organico di quartetto d'archi della
serata, il Capriccio
dai Quattro pezzi per quartetto d'archi Op.81
di Felix Mendelssohn. Dopo un'introduzione mesta (Andante
con moto) simile a una delle Romanze
senza parole, ecco una sferzata di energia
data dalla seconda parte in forma di fuga, che procede senza sosta,
dritta alla meta. Il giovane quartetto ha saputo rendere piuttosto
bene sia l'aspetto più tecnico (da menzionare, in questo, la
solidità del primo violino, Coco CaiYaxuan) che quello più
musicale, mettendo ben in luce le varie entrate del soggetto
dell'Allegro fugato.
Segue il
primo movimento del Quartetto n.1 D.18 in Do
minore di Franz Schubert, Andante-Presto
vivace, eseguito con notevole attenzione ai
dettagli espressivi, alle intonazioni, valorizzando le dinamiche
imprevedibili e ricercando un'identità forte. Alla viola, il M°
Winkler.
Si ritorna
quindi all'organico dei tre strumenti ad arco, con il Trio
per violino, viola e violoncello Op.9 n.3 del
grande Beethoven. Davvero interessanti, qui, la coesione e le
intenzioni musicali dei tre componenti, che hanno dato vita a
un'esecuzione notevole, curata, e musicalmente non certo immatura.
Doveroso un accenno al violoncellista Milan Drake, che, sia qui che
nel precedente Capriccio
mendelssohniano ha dato prova di avere sicurezza e una buona
preparazione strumentale.
Chiudono il
concerto il primo movimento, Allegro moderato,
dal Quartetto in Fa di
Maurice Ravel, capolavoro quartettistico universamente riconosciuto,
e, tornando nuovamente a Mendelssohn, l'energico e frizzante Allegro
vivace del Quintetto
per archi in Si bemolle maggiore Op.87."
Scappo che sono di corsa!
A prestissimo (spero!)
Andrew