Rieccomi!
Torno dopo qualche giorno (e un "re-styling" della pagina). Purtroppo non ho molto tempo, ma volevo condividere l'ultima recensione scritta per Le Salon Musical.
Sono stato a Crema, per la precisione nella Sala Pietro da Cemmo, all'interno del Museo Civico, posto bellissimo fatto di sale affrescate e cortili quadrati che si sono rivelati molto adatti all'occasione. Il concerto ha rievocato le musiche che si sarebbero potute ascoltare ai tempi di Leonardo, con una successione di canti e musiche, intonate dall'ottimo Coro Monteverdi di Crema e da un ensemble di dulciane chiamato Quoniam.
Non mi dilungo oltre. Potete leggere l'articolo direttamente dal sito proprio QUI, ma comunque io copioincollo qui di seguito:
Occasione
assai particolare quella di Sabato 16 Novembre presso la Sala Pietro
da Cemmo del Museo Civico di Crema. Le voci del Coro Monteverdi di
Crema e i dolci timbri di dulciane del consort italiano Quoniam hanno
rievocato gli anni rinascimentali leonardeschi attraverso una
selezione di composizioni sacre e profane lasciate da alcuni dei più
celebri musicisti del tempo, come Josqui Des Prèz, Clément
Janequin, Philippe Verdelot, Loyset Compère o i frottolisti italiani
Marchetto Cara e Bartolomeo Tromboncino.
Il concerto
è stato suddiviso sostanzialmente in tre parti, intercalate da
diversi interventi di nota storica o aneddotica (per non dire anche
filosofica).
Nella prima,
protagonista unico e assoluto è stato il Coro Monteverdi, affontando
pagine del grande Des Prèz, come In te Domine speravi,
delicata e curiosa preghiera in lingua italiana del tempo, o Tu
solus qui facis mirabilia, celebre testo in latino curioso per i
ricorrenti rallentamenti alla fine di ogni terzina di versi,
all'incontro con parole quali “Jesu Christe”, “Rex benigne”;
o il più semplice “aeternum” di chiusura, per cui tale
rallentamento funge quasi da vero e proprio madrigalismo,
alludendo, appunto, all'infinità dell'eterno.
Dopo Des
Prèz è stato il momento di Franchino Gaffurio, del quale è
doveroso ricordare l'esecuzione di Adoramus te, Christe –
indubbiamente uno dei momenti di maggiore impatto dell'intero
concerto – dove il Coro si esprime in tutta la sua bravura tanto
negli episodi solistici-melismatici che in quelli polifonici.
Nella
seconda parte il palco è interamente affidato al consort di dulciane
diverse Quoniam, composto da Paolo Tognon, Lucio Testi, Claudio
Sartorato, Stefano Somalvico, sostenuti dagli interventi cembalistici
e organistici di Marco Vincenzi.
Il
repertorio questa volta è interamente profano, alternando
ispirazioni italiane e francesi, come Signora un che v'adora
di Marchetto Cara, o Chanter ne puis di Loyset Compère: una
sequela di andamenti e scritture diversi che catapultano
l'ascoltatore in un altro tempo, fra le corti e i costumi che oggi
rivediamo fotografati soprattutto dall'arte pittorica dell'epoca. Una
frase della commentatrice, non certo a caso, ripete più volte che
“la pittura è una poesia che si vede ma non si ascolta”: il
perfetto complementare del madrigale, che, per quanto non sia
prettamente di questi decenni, va sviluppandosi attraverso essi per
poi sbocciare definitivamente nel secolo seguente, divenendo una
delle forme musicali più importanti.
Infatti,
ogni composizione eseguita dai Quoniam porta un titolo tratto da
testi coevi, ma la relativa immagine non è distesa su di una tela ma
è fatta di suoni.
Chiude il
concerto una terza parte in cui il Coro Monteverdi e i Quoniam
uniscono le forze, sotto la direzione del Maestro Bruno Gini,
nell'esecuzione di un'altra scelta di composizioni profane italiane e
francesi: dal famoso Trionfo di Bacco al brioso Ce mois de
mai di Janequin, passando poi per un'ultima volta dal grande Des
Prèz, prima con il breve ma toccante Mille regrets, quindi
con il popolarissimo El grillo, che conclude gioiosamente
questa splendida occasione di ascolto.
Due bis
contraccambiano i lunghi applausi del pubblico: Tourdion,
testo profano, ironico e inusuale musicato da Pierre Attaignant, e
una riesecuzione del Trionfo di Bacco."
Lascio come sempre qualche foto e un caloroso saluto a chiunque passi da qui!
A prestissimo,
Andrew
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