Sarò velocissimo perché ho pochissimo tempo: condivido come sempre la mia più recente recensione di un concerto. Sono tornato da Cerabino Pianoforti per l'esibizione del Trio AnciAntica. Un programma monografico o quasi su Bach, con una sterzata verso Platti.
Come sempre l'articolo è stato scritto per Le Salon Musical, e potete leggerlo QUI.
Il testo integrale qui di seguito:
"Lecco: il Trio AnciAntica con Bach e Platti, fra trascrizioni e composizioni originali
Cerabino
Pianoforti a Lecco prosegue i suoi appuntamenti dedicati alla musica
classica e jazz a seguito di un anno veramente fitto di occasioni
interessanti. Roberto Cerabino, creatore di tali iniziative nonché
proprietario del negozio, propone ciò in virtù del suo profondo
amore per la musica, a prescindere dagli stili, dai periodi storici o
dalle culture di provenienza. I concerti, con ingresso a libera
offerta, si tengono solitamente a cadenza mensile – talvolta due al
mese – e Sabato scorso, 23 Novembre, è stata la volta di un trio
dalla formazione inusuale: clarinetto-violoncello-organo, denominato
“AnciAntica”.
Tale
formazione, composta rispettivamente da Francesco Chimienti, Maria
Antonietta Puggioni – che aveva già fatto capolino in Marzo con il
trio d'archi tutto al femminile “Artemisia” – e dal Maestro
Mario Valsecchi (conosciuto anche in ruolo di Direttore della
Cappella Musicale del Duomo di Bergamo) ha proposto un programma
semi-monografico sulla figura di Johann Sebastian Bach con una
piccola incursione nel repertorio violoncellistico di Giovanni
Benedetto Platti.
Non è certo
consuetudine ascoltare con un ensemble di questo tipo il repertorio
bachiano dei Trii-Sonate, delle arie o di alcuni corali estratti
dalle cantate. Sappiamo anche che il compositore tedesco non nutriva
un grande amore per il timbro clarinettistico, ciononostante è cosa
risaputa che nel periodo Barocco si era soliti eseguire musica
piegando talune composizioni originali per gli strumenti disponibili
all'occasione, adattandole di conseguenza.
Lo stesso
Maestro Valsecchi ci racconta, a tal proposito, in una sorta di
intervento all'interno del concerto: alcuni dei brani proposti dal
Trio AnciAntica sono arrangiamenti di originali organistici; altri,
come accennato precedentemente, parti corali proprie di alcune
cantate – ne è esempio il mesto e celebre canto ornato in soprano
Nun komm', der Heiden Heiland BWV659,
primo dei quattro casi in programma – “rimaneggiate” per organo
e quindi per trio, affidando magari la melodia principale al
clarinetto che la cede poi all'organo o al violoncello in imitazione,
nella sua interezza o in parte. L'intenzione, pertanto, non è certo
quella di stravolgere le intenzioni di Bach, quanto di mettere in
atto una prassi per nulla rara all'epoca, allo scopo di renderne
comunque un prodotto musicalmente valido ed equilibrato.
Ad aprire
questa serie di trascrizioni sono il Trio in
Sol maggiore, di carattere spigliato, e
l'Aria in Fa maggiore,
dai toni più morbidi e dalle frequenti imitazioni. Dopo il canto
ornato sopracitato, ecco quello in tenore, Wachet
auf, ruft uns die Stimme BWV645, in cui è
possibile notare un ruolo organistico di maggiore rilievo grazie a
una scrittura che non si risparmia in quanto a ornamentazioni, senza
però perdere l'atmosfera iniziale di dolce solennità.
Diversa,
invece, è la Sonata per violoncello solo in
Sol minore (con sostegno organistico) che si
inserisce nel momento centrale del concerto: aldilà del fatto che si
tratta di una composizione originale, essa funge anche e soprattutto
da “punto di rottura”, portando gli ascoltatori a contatto con il
linguaggio di un altro compositore – probabilmente meno noto ai più
– per una manciata di minuti. La scrittura di Platti è meno fitta
ed elaborata di quella di Bach. La Sonata, infatti, si apre con un
Adagio di stampo
lirico e patetico, in cui le imitazioni hanno più funzione retorica
che strutturale; ad esso segue un Non presto,
tempo di sonata in nuce dal piglio vivace,
ricco di botte e risposte fra i due strumenti. Quindi un Largo
in tonalità maggiore, nuovamente di impronta cantabile ed
espressiva, ed un Allegro
di chiusura in tempo ternario – quasi una gigue
– che va dritta al punto, senza esitazioni.
E senza
esitazioni si torna di nuovo a Bach, con la Trio
Sonata in Do maggiore BWV529. Il felice
Allegro di apertura ha
quella scrittura schiettamente bachiana per la quale un elemento
ritmico-melodico – in questo caso un breve episodio passeggiato,
introdotto dall'organo – funge da colonna tematica portante di un
intero movimento. Nel Largo
successivo in tonalità relativa minore l'espressione si fa più
intima e introversa, quasi elegiaca tramite l'affidamento del
doloroso tema principale al clarinetto. Chiude un Allegro
in stile fugato che vede “rimbalzare” il soggetto da uno
strumento all'altro, per poi frammentarsi e ricomparire quasi
“intermittente” tra divertimenti e stretti di libera invenzione.
Dopo il trio
sopra Herr Jesu Christ, dich zu uns wend'
BWV655, e il corale in trio Allein
Gott in der Hoh' sei Ehr BWV664,
chiude il concerto il Trio in Do minore
BWV585, dai toni più misteriosi e dimessi
del precedente trio, mantenendo sempre quella scrittura a libera
imitazione/canone, sia per la prima parte, un mesto Adagio,
che per il successivo Allegro."
A presto!
Andrew
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